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Perché il ruolo della formazione agraria sta riscoprendo la sua seconda primavera. L’esempio vincente di Fondazione Mach

L’agricoltura in Italia gode di buona salute, soprattutto se a questa vengono accostate nuove e buone idee. In Fondazione Mach, a San Michele all’Adige, il binomio formazione e sperimentazione si rivela vincente attraverso brillanti iniziative e la caparbietà di chi nella terra ci vede ancora grandi opportunità.

Chi dice Fondazione Mach pensa subito a una gloriosa storia di confine che racconta quanto, già dalla fine dell’Ottocento, ci fosse quella voglia di ridare dignità ai lavori della terra e conferire nuova linfa alle imprese già presenti sul territorio. L’istituto nacque proprio a San Michele all’Adige e prosperò con Edmund Mach, un visionario che seppe investire già nell’innovazione del settore, dimostrando come ricerca e didattica sono due mondi in grado di fondersi e viaggiare assieme.

L’istituto di strada ne ha fatta e se oggi è l’unico ad avere una stazione sperimentale proprio a San Michele all’Adige, distinguendosi per le opere nel settore dell’agroalimentare, nei tempi che corrono se la cava benissimo, perché gli investimenti nelle nuove tecnologie e nella ricerca ripagano sempre. La struttura è sempre più in ottima salute, svolgendo attività improntate a seguire i criteri di efficienza, economicità e trasparenza.

Fondazione Mach con il suo istituto agrario è tra le strutture di formazione più antiche e autorevoli in Italia. 149 anni di storia che hanno contribuito, grazie a ricerche continue e l’ascolto della terra, a dare al settore agrario sempre nuovi professionisti con lo sguardo rivolto verso l’eccellenza a tutti i costi. Ma qual è il segreto di questo successo? L’abbiamo chiesto ad Andrea Panichi, docente di enologiacoordinatore di dipartimento dell’Istituto Tecnico Agrario di San Michele all’Adige - FEM.

Andrea Panichi

Attualmente l’istituto forma non solo gli enologi del domani ma è una vera e propria palestra per chi vuole lavorare nella natura, rispettando la terra. Dalle malghe all’uva, la formazione marcata Mach si rivela completa. Quanto c’è bisogno di imparare a interpretare la terra attraverso tecniche e strumenti sempre più d’avanguardia?

Prima di tutto è essenziale conoscere il contesto in cui ci troviamo. Nell’intero territorio italiano c’è una buona biodiversità e per poter capire come far meglio con la natura è essenziale ripartire da ciò che è stato, dalle tradizioni agricole di un tempo e dei buoni risultati che ci ha fornito. Una volta acquisita la consapevolezza necessaria possiamo mettere in campo strumenti innovativi che la meccanica agraria e l’enologia ci danno. L’obiettivo che ci prefiggiamo è valorizzare ciò che la natura ci da cercando di intervenire in maniera mirata e senza impattare sull’ambiente. Proprio come succede con le vigne resistenti”.

Andrea Panichi, che in Fondazione Mach ha introdotto, assieme ai suoi colleghi, una rassegna nazionale sui vini resistenti, i Piwi, ha molto a cuore la questione della sostenibilità necessaria ad ogni livello, soprattutto nel campo agricolo ed enologico. Non basta essere sostenibili solo in cantina e in bottiglia ma, bisogna arrivarci qui cercando di evitare i pesticidi aggressivi per il terreno e tutto ciò che può danneggiare la biodiversità che, in un modo o nell’altro, contribuisce a diventare vino autentico ed espressione netta di un territorio. Il ruolo della fondazione è portante sotto questo punto di vista e le azioni messe in campo giornalmente lo dimostrano.

La formazione di un istituto secondario superiore è essenziale per contribuire alla mission agraria? Basta concludere il ciclo lungo 5 anni per poter dirsi pronti? Certamente è un punto di inizio ma i corsi post diploma, fiore all’occhiello della fondazione, danno gli strumenti necessari per poter eccellere nell’ambito professionale. Tra tutti i corsi per enotecnico disposti proprio dalla FEM diventano un’opportunità per chi nel mondo del vino vuole saper fare la differenza.

Le competenze acquisite nei primi anni delle superiori non sono che le basi per poter iniziare. È nei corsi post diploma, dove si approfondiscono specifiche tematiche d’interesse, si acquisiscono tutti gli strumenti specifici che diventano sprono per raggiungere il top. Scegliere di continuare con i corsi post diploma è una scelta importante da non sottovalutare, soprattutto se si vogliono intraprendere carriere che hanno a che fare con la terra”.

Fondazione Mach con il suo istituto è un polo d’eccellenza a tutto tondo. A questo punto è bene tenere conto anche dei numeri, nello specifico dei tassi di occupazione.

Con un corso post diploma da enotecnico si assicura l’assunzione dopo due anni dal diploma. Ad oggi il 100% degli studenti viene collocato secondo le sue attitudini, in cantina, in vigna, in uffici marketing e comunicazione legati al vino. È vero che molte aziende, soprattutto in periodo di vendemmia, ricercano da noi studenti che vogliano vendemmiare. È un modo per iniziare a prendere coscienza del mondo del lavoro”.

La terra non è più sinonimo di fatica e di professioni riservate esclusivamente agli uomini. Gli istituti tecnici agrari in Italia stanno accogliendo donne pronte ad affrontare questo genere di lavoro. La terra, diremmo, è sempre più rosa e Fondazione Mach apre le sue porte a molte studentesse. Quali sono i numeri negli ultimi anni?

Ad oggi i dati sono divisi in questo modo. Per quanto riguarda i corsi post diploma da enotecnico, la presenza femminile si aggira intorno al 30% massimo, mentre nell’istituto tecnico la quota non supera, al momento, il 20% al massimo. Le donne preferiscono concentrarsi su un percorso di formazione concentrato sulla coltivazione orticola e frutticola. Si parla di mele e anche della filiera dell’olio. Allo stesso tempo, però, non mancano ragazze che scelgono di seguire un percorso enologico e si distinguono per le ottime capacità sensoriali che riescono a sviluppare”.

Per storia e per risorse messe in campo, la FEM con il suo istituto è a tutti gli effetti una struttura d’avanguardia per chi vuole occupare un posto nell’universo enologico. Allo stesso modo non bisogna mai fermarsi, ma mettere in campo strumenti e risorse per poter essere sempre d’appeal per gli studenti. Quali sono?

La ricerca è il primo passo per poterci dire sempre d’avanguardia con i tempi. Siamo stati i primi a prestare attenzione ai vitigni resistenti, ai Piwi, anticipando la prospettiva in ambito ecologico ed ecosostenibile. Inoltre ci avvaliamo di personale docente sempre qualificato e siamo in ascolto con chi la terra la lavora ogni giorno. Dagli agricoltori riusciamo a percepire tutte le criticità della terra e cerchiamo di trovare delle soluzioni vincenti per migliorarne le condizioni”.

Se la sinergia è solo uno dei mezzi complice del successo dell’Istituto e centro di ricerca Mach, si intende come sia necessario incentivare collaborazioni di questo tipo per poter innovare davvero il mondo dell’agricoltura, soprattutto per quanto riguarda il vino, che in Italia si sta attestando come business economicamente importante. Per questa ragione è importante coltivare ricerca, sburocratizzare processi amministrativi laddove possibile, creare maggiore consapevolezza dalla vigna fino alla bottiglia.