Vino e Alto Adige- 6 cantine per un’immersione totale nella bellezza
L’essenza dell’Alto Adige è certamente il vino, ma non solo. Qui si nasconde un prezioso patrimonio umano fatto di perseveranza, conoscenza,...
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Tra i protagonisti della rinascita enologica italiana, certamente il nome di Fausto Maculan va menzionato. In occasione dei festeggiamenti per i suoi 50 anni di carriera da enologo e ambasciatore del Torcolato, abbiamo ripercorso con lui e i suoi vini, una linea crescente fatta di aneddoti che non ti aspetti, influenze francesi e vitigni resistenti. Tra passato, presente e futuro, dobbiamo aspettarci ancora tanto dall’enologo di Breganze.
A festeggiare 50 anni da enologo è Fausto Maculan. Nella sua famiglia, Maculan, si è sempre fatto vino. Prodotto, imbottigliato e venduto nel circondario. Fausto, sebbene non avesse questa spiccata voglia di voler fare questo nella vita, si è trovato quasi costretto ad entrare in azienda. Piccoli lavoretti estivi ben lontani dalla cantina vera e propria, piuttosto più vicini al ruolo di venditore. Certamente la parlantina sembra non essere mai mancata, quindi sin dalla tenera età, l’enologo to be andava in giro nel circondario a vendere i vini Maculan con tanto di autista. Ben retribuito tanto da farsi la nomea di ragazzino più ricco di Breganze, ha saputo dimostrare il suo valore. Fausto però, pare non ci pensasse proprio alla strada da produttore, al contrario di papà Giovanni, che ha virato il suo percorso verso la scuola enologica di Conegliano. Era il 1964 e Fausto inizia a innamorarsi della chimica, nonostante i suoi pezzi forte fossero le materie classiche, come lui stesso conferma “Ho tradotto tutto il De Bello Gallico solo per scoprire come andava a finire”.
Appena diplomato - con il massimo dei voti - Fausto entra in azienda a Breganze, fresco fresco di servizio militare negli alpini. Le idee tante, troppe, ma ancora confuse. La rivoluzione però, era già in atto e se Roma non è stata costruita in un giorno, lui anche dai suoi errori ha iniziato a costruire la strada dell’azienda Maculan che non doveva e non poteva farsi forza solo sull’uva Vespaiola.
Francia tanta, Stati Uniti anche, ma dopo aver imparato un po’ di inglese, ecco le destinazioni che hanno contribuito a forgiare la personalità professionale dell’enologo veneto. La direzione da prendere sempre la stessa, solo e soltanto il massimo della qualità “L’obiettivo professionale è stato sempre cercare il massimo di qualità e metterlo in bottiglia. Gli errori di gioventù mi hanno portato a sezionare ogni singolo elemento che poteva andare a creare il vino, quello armonico”. Uno studio analitico il suo “Ho iniziato dalla terra, esposizioni, sesti d’impianto e metodo di concimazione. Poi sono venute le varietà, la selezione dei grappoli alla maniera francese, i tempi di vendemmia e i modi. Infine la cantina”. Uno tra gli episodi che sembra aver segnato Fausto è uno dei suoi innumerevoli viaggi in Francia in cui è venuto a contatto con un produttore “Nel 79 in Borgogna, ero in visita da uno dei produttori di zona. Nei loro vigneti, dopo la vendemmia, continuavo a vedere dei grappoli e chiedendo perché ci fossero ancora frutti mi è stato risposto che quelli erano per i vendemmiatori e solo dopo, per gli uccelli”. In quel momento Fausto ha iniziato anche a comprendere nuove filosofie basate anche sulla riconoscenza. Esperienze segnanti che ha riportato a Breganze e che, vendemmia dopo vendemmia l’hanno reso ciò che è.
Maculan non è solo sinonimo di Torcolato e i più attenti penseranno subito al rossissimo Fratta. Un vino che racconta un pezzo della vita di Fausto, quello in cui si è messo in gioco dopo aver studiato a fondo l’esperienza bordolese. Il giovane enologo inaugura l’esperienza del Fratta, al netto del Merlot che subentra più tardi (nel 1997) una svolta in termini di finezza ed eleganza che ne conferma il successo. Un po’ la sua indole da salesman lo ha aiutato, ma soprattutto la tenacia ha fatto il suo dovere.
“Fratta è il cru frutto delle esperienze francesi. Anche in questo caso ho cercato di mettere in bottiglia il meglio studiando tutte le combinazioni possibili e prendendo gli spunti necessari da Francia e California – Confessa l’enologo - Dal 97 che nel Fratta c’è anche il Merlot proveniente da un cru dal suolo tufaceo. La scelta di aggiungerlo nasce da consiglieri enologici illustri”. L’obiettivo è smorzare la prorompenza del Cabernet, dando maggiore morbidezza e rotondità. Estrema cura nella selezione dei grappoli, vendemmia manuale, fermentazione in piccoli tini di acciaio con follature durante gli 8 giorni di macerazione, affinamento per 18 mesi in barrique di rovere francese per la maggior parte nuove e il restante di secondo passaggio. Il Fratta si faceva e si fa, dopo 40 anni, ancora così. Entrato di diritto nelle carte dei vini dei migliori ristoranti, non solo italiani, il Fratta viene riconosciuto dalla critica come uno dei grandi vini rossi italiani al pari dei Super Tuscan, Premiere Cru di Bordeaux.
Il futuro di Maculan è scritto nell’abnegazione al lavoro di Fausto. Si legge tutta la sua opera negli occhi delle figlie e si beve nei suoi vini, specialmente in quel Torcolato, un pezzo di storia del brand. A dimostrarlo è l’annata 1980 del vin dolze da uva Vespaiola. La particolarità di questo nettare - di cui si ha traccia già dal Seicento - sta nell’utilizzo di grappoli sani e spargoli da attorcigliare o intorcolare con degli spaghi, per essere poi appesi alle travi delle soffitte. L’uva, così, resta in appassimento per 4 mesi. A gennaio avviene pressatura, fermentazione di circa 40 giorni e un affinamento di un anno in barrique di rovere. Il lavoro certosino aiuta ad ottenere un risultato appagante sotto il profilo sensoriale. Un vino che ha saputo fare grande la piccola Breganze, ma anche il nome di Maculan e di Fausto, che ne è un ottimo ambasciatore.
Famiglia e mai fermarsi, ecco le keywords dell’eterna giovinezza secondo Fausto Maculan. A dimostrarlo sono i nuovi progetti in cantiere che porta avanti con Angela e Maria Vittoria. Al passo con i tempi e con attenzione al futuro e al cambiamento climatico, i Piwi sono entrati di diritto nel palmares aziendale con una loro etichetta. La sfida più grande ha il colore rosso e si chiama Mawi, blend tra Cabernet Volos e Merlot Khorus. Il vino resistente è nato da una sinergia con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, all’interno del progetto Passaporto Ambientale per i prodotti agroalimentari della Montagna Vicentina. La finalità? Ridurre l’impronta ambientale dell’azienda. Certamente a Fausto Maculan non mancano le energie e il piacere di voler dare ancora il suo contributo al mondo enologico italiano non solo dal punto di vista emozionale, anche professionale. All’enologo dalla risata contagiosa possiamo fare un brindisi, uno sincero per altri 50 anni di carriera ancora all’insegna del successo.