Let’s Marche, Let’s Verdicchio di Matelica – Con il vino si fa sul serio
Il Verdicchio di Matelica sta vivendo, finalmente, la sua stagione felice, quella in cui il vino di tradizione diventa davvero forza propulsiva. Tra...
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L’essenza dell’Alto Adige è certamente il vino, ma non solo. Qui si nasconde un prezioso patrimonio umano fatto di perseveranza, conoscenza, ingegno che passa attraverso la terra e le sue rocce. Percorrendo la regione, ecco sei cantine in grado di raccontare storie vinicole speciali.
5600 ettari vitati, 5000 viticoltori per uno dei territori vinicoli più piccoli, allo stesso tempo, più “gustosi” d’Italia. Questo è l’Alto Adige del vino che si sviluppa ai piedi dei massicci alpini tra pendii e vallate che possono toccare, con i suoi vigneti, anche i 900 metri s.l.m. A fare da padrona è certamente l’esperienza che caratterizza l’avventura millenaria di questi uomini e donne del vino, ma non manca anche la natura che, come sempre fa la sua parte. La geologia come si posiziona nel variegato mondo della viticoltura? Certamente differenziando il suolo. Ecco perché abbiamo stilato un’ideale mappa “da bere” citando solo alcune delle weingut più interessanti in cui concedersi un calice.
Anno 1192, ecco quando inizia la magia dell’Abbazia di Novacella. Un luogo magico in grado di dominare la Valle Isarco con i suoi frutteti e vigneti, ancora oggi, fa la storia. Qui dove si trova la biblioteca più antica e meravigliosa d’Italia, non manca certamente il buon vino. Vigneti giovani si affiancano a piante di quasi novant’anni, pur sempre in forma. Complice un suolo ricco di minerali, un clima continentale e ventoso quanto basta, l’intervento umano si riduce al minimo poiché qui si lavora solo e soltanto ascoltando i tempi della natura. Il risultato è un prodotto raffinato, franco e che riflette una scelta placida in cui uomo e natura cooperano per mettere solo il meglio in bottiglia. Produzione a trazione bianco, si distingue la linea Praepositus che assicura un calice beverino ma, allo stesso tempo, complesso e per aromi e storia.
Cantina Bozen è un simbolo di tutto ciò che il settore vitivinicolo rappresenta per l’Alto Adige. Quasi un’istituzione, è un esempio di cooperazione che funziona. 350 ettari portati avanti da 224 nel triangolo verde della città, composta da vigneti ovvio. Bozen è un esempio di virtù e tecnologia che, unite insieme, trasmettono la forza del territorio altoatesino. Una cantina completamente rinnovata con una struttura che si sviluppa dall’alto verso il basso, poiché segue il percorso che l’uva compie per divenire vino. Si parte dall’alta fase di stoccaggio, per arrivare alla barricaia a piano terra. Ambiziosa e in grado di reggere le pressioni dei grandi numeri, cantina Bozen è un esempio di come la tecnologia e la tradizione del buon vino altoatesino possano coesistere. Tra i “da non perdere” c’è il Mock, Sauvignon Blanc che esprime in pieno lo stile altoatesino per profumi franchi e l’immancabile ma mai eccessiva mineralità.
Fondata nel 1919 come azienda privata, Kettmeir è una delle floride realtà di Caldaro, chiaramente con vista lago e un suolo calcareo alluvionale di origine glaciale. Un’azienda che sogna di fare la spumantistica, quella buona, e ci riesce. L’ambizione è raccontare un altro Alto Adige, diverso dai classici vini. Quindi metodo classico, pazienza e una capacità produttiva in espansione da 186.000 bottiglie circa già commercializzate. Una forza economica importante quella di Kettmeir, che non penalizza la qualità, vini fermi non esclusi. Gli spumanti rispecchiano l’integrità regionale, il rigore e la perfezione. Pinot bianco e Pinot nero, la spina dorsale di questa realtà altoatesina pronta a conquistare tutti coloro che si definiscono “spumanti addicted”.
Tra le giovani aziende altoatesine c’è Falkenstein. Siamo in Val Venosta, la più ventosa dell’Alto Adige, ce lo dice il nome. 14 ettari di vigneti posizionati da 600 a 900 metri s.l.m su terreni di origine morenica dove lo gneiss fa da padrone assieme al quarzo. Nutrimenti per un’uva che arriva al calice come vino di grande struttura, complice una vinificazione ragionata a cura della wine maker Magdalena Pra. Tra i bianchi “da non perdere” c’è il Riesling l’Anaduron, nome celtico della città di Naturno. Un lavoro curato fin nel minimo dettaglio partendo dalla fermentazione spontanea in tonneaux, successivo affinamento in tonneaux francesi per 12 mesi e botti di acciaio per 5 mesi. Segue una decantazione in bottiglia per circa 3 anni. Chiamateli vini senza tempo.
Siamo tra Cornaiano e Appiano, ecco dove sorge la cantina Niedrist. Qui le parole d’ordine sono famiglia, diversità e rispetto, il perché è presto detto. Famiglia perché la gestione è diretta e artigianale, diversità perché ogni vino esprime un terreno diverso e una sua composizione, infine rispetto perché niente si fa contro natura. Da Cornaiano fino al Lago di Caldaro, la famiglia Niedrist raccoglie testimonianze millenarie di suoli vivi, ricchi e in grado di portare in bottiglia fascino e franchezza. Una realtà che dal 1990 lavora alla ricerca della perfezione guardando prima alla terra e poi a tutto il resto. Dal pinot bianco che ricalca la mineralità e la nota di mandorla amara ben riconoscibile e mai eccessiva, si arriva al pinot nero avvolgente e che non teme il passare degli anni. Un piacere integro da gustare passeggiando per le campagne di Appiano Monte.
A Cortaccia c’è la cooperativa che senza dubbio ha distinto la storia del Novecento Altoatesino. Era il 1900 quando è nata Kurtatsch. Oggi, rinnovata con un restyling funzionale e ben integrato con il paesaggio circostante, offre esperienze di degustazione immersive, quasi interattive, unendo il trekking alla curiosità vinicola. Ecco come la Weinexpedition è l’esperienza che ci farà toccare con mano ogni cru attraverso merende tipicamente di montagna dove il buon vino non manca. Una percorso giornaliero che racconta passo dopo passo storie esemplari, ormai realtà tangibili. Un piacevole diversivo per gli amanti del buon bere e del buon camminare. Lasciamoci incantare dalla tappa Hofstatt con l’omonimo cru di Pinot Bianco. Un esemplare di grande finezza, ricco nei profumi e strutturato al gusto, è l’ideale per riempirsi gli occhi di bellezza guardando dall’alto le vallate altoatesine.