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La Contralta: la Sardegna del “less is more”

La Contralta: la Sardegna del “less is more”

La Contralta non è solo una delle nuove cantine da tenere d’occhio, ma un progetto ragionato che va ben oltre la massa, indirizzato agli appassionati di un vino meno omologato possibile. Macerazioni, affinamenti in anfora e lo sguardo rivolto verso un orange wine “unconventional” ecco come Vermentino, Cannonau e Carignano si fanno notare nella Gallura diversa dal solito “paradiso per le vacanze”.

Immaginiamo la Sardegna in tutta la sua magnificenza lasciando per un momento il classico racconto dell’inarrestabile turismo, quindi concentriamoci su una terra dai colori ben definiti che parte dal cielo con le sue montagne e finisce al mare cristallino. Una bellezza che lascia senza fiato e che può davvero riflettersi in un calice di vino. Questa è la mission de La Contralta che mette il territorio al centro.

Una squadra coesa che guarda a un unico obiettivo: produrre eccellenza discostandosi dal classico prodotto standardizzato. A guidare con mani esperte la cantina dal 2019 è Roberto Garriup, enologo friulano che il destino ha voluto in Sardegna e l’agronomo toscano Maurizio Saettini. Un unicum perfetto per dare nuova linfa alla Sardegna del vino.

Tra Enas e Palau

Siamo a Nord della regione, con l’eco in lontananza, ma neanche tanto, della Costa Smeralda. Nel luogo dove si parla la lingua del lusso per eccellenza basta allontanarsi quel tanto che basta per riconciliarsi con la natura. Suoli granitici perfetti per i bianchi e escursioni termiche ottimali per i rossi. Questa è la base per i 40 ettari de La Contralta, ubicati tra Enas e Palau. Giovane azienda, così come una buona parte dei suoi vigneti, si fa ancora le ossa tra Vermentino e Cannonau, cercando di migliorare vendemmia dopo vendemmia.

La Contralta potremmo chiamarla “cantina diffusa”. Il centro nevralgico dove arrivano le uve e dove si trasformano in vino è Enas, a pochi chilometri da Olbia. Qui dove il silenzio non sembra pesare, nasce il vino della “Sardegna che vorresti”. Una parte dei vigneti di Vermentino è in zona cantina ed è uno dei biglietti da visita che ben si sposano con il design di una costruzione moderna.

A Palau, invece, dove l’estensione produttiva è più elevata, c’è un’oasi di benessere affacciata sul mare e culmina con lo stazzo, antica residenza di campagna che La Contralta ha voluto restituire nella sua bellezza originaria a tutti coloro che vogliono soggiornare e bere un calice di vino immersi nella natura. Tra le scogliere che guardano la Roccia dell’Orso e La Maddalena, non ci sono solo vigne di Vermentino, ma fanno capolino quelle di Cannonau di Sardegna, testimonianza dei rossi forzuti regionali che godono di una posizione privilegiata tra mare e montagne.

Perché "less is more"

 

Se davvero “meno è meglio” e a dirlo e Roberto Garriup mentre cammina in cantina e tra le vigne, una ragione ci sarà. Qui il concetto di sostenibilità viene rispettato al 100% e si parte dalla vigna, dove tra sovescio e pratiche che mantengono in salute la vigna senza l’utilizzo di pesticidi, le uve arrivano in cantina in perfetto stato. A questo punto la lavorazione è minima perché tutto il buono è già in cassette. È nella tecniche di affinamento che si vede la firma di un enologo consapevole, quindi annata dopo annata, Roberto ha imparato a dominare ogni genere di intervento, arrivando alla conclusione che l’invasività non è necessaria.

Se i vini di La Contralta sono franchi e diretti, ma mai sgarbati, c’è una ragione. Dalle anfore interrate di Sirio fino alla barrique, il vino riposa nel silenzio assoluto e non viene assolutamente stressato. Il risultato è un calice carico di autenticità e che, per certi versi, ricordano il Friuli di Garriup dove l’anfora non è assolutamente una novità. Con La Contralta, però, la tradizione va a braccetto con la tecnologia. Anche le anfore sono in ceramica microporosa non vetrificata, adatte per garantire una micro-ossigenazione paragonabile a quella delle barriques, ma senza cedere alcun sentore particolarmente spiccato al vino. Nate da uno speciale mix di argille sono le prescelte per caratterizzare i bianchi di casa e chissà, anche qualche new entry.

Etichette e calice: bellezza non convenzionale

 

I vini de La Contralta sono cinque e si distinguono per eleganza, raffinatezza e attenzione alla sostenibilità, punto fermo per il brand. Ogni etichetta, mai in carta, cela un mistero ed è riconducibile ai nomi che ogni vino ha, dal Vermentino di Gallura DOCGFiore del Sasso” un inno ai fiori che profumano di Sardegna, fino "Al Sol Brilla" un omaggio a Umberto Saba che con i suoi versi racconta con freschezza un orange wine pulito al naso, incisivo al palato.

Niente “lingua sarda” per ricalcare il territorio targhettizzandolo, non ce n’è bisogno. Ogni Vermentino, ce ne sono ben tre, sa spiegare benissimo, tra colori e profumi, una terra dura e dalla storia enologica ancora tutta da scrivere. Allo stesso modo il Cannonau e il Carignano completano l’offerta e lo fanno in grande. Due rossi moderni, diremmo “drinkable” ma di grande levatura, sono perfetti per accompagnare dall’aperitivo fino alle portate più importanti di una cena firmata 100% Sardegna. Sono loro, assieme al lavoro del Vermentino, a posizionare La Contralta tra le cantine destinate a un pubblico consapevole sempre a caccia di espressioni autentiche della terra.

L'azienda dal 2019 di strada ne ha fatta. Con le sue 25000 bottiglie iniziali la produttività è destinata ancora ad aumentare perché c’è voglia di scoprire, in Italia e all’Estero, una Sardegna che sappia raccontare con sussurrata classe un vino dalle radici ben salde nella tradizione contadina che, con quel pizzico di follia, sa come innovarsi.


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