Prima del Torcolato, tutto pronto a Breganze per la spremitura della Vespaiola
A Breganze domenica 21 gennaio è programmata la Prima del Torcolato un appuntamento dedicato alla prima spremitura in pubblico dell’uva...
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Era il 1986 quando un’intuizione contribuì a cambiare il corso dei vini di Puglia: utilizzare la tecnica dell’appassimento sul Negroamaro 100% salentino per dimostrarne la nobiltà. Il risultato fu il Graticciaia, oggi simbolo di eleganza, opulenza e di una Puglia che si proietta nell’Olimpo delle eccellenze. Dalla prima vendemmia molto è cambiato e a garanzia c’è la firma di Vallone.
A celebrare l’etichetta, come in ogni festa che si rispetti, sono le eccellenze in fatto di food e wine. A ospitare una verticale che percorre tre passaggi di mani e inizia a raccontarne il futuro, è lo stellato Casa Sgarra, location dove savoir faire e buon mangiare è sinonimo di Famiglia Sgarra con chef Felice in testa. A nobilitare la giornata già di alto profilo è Agricola Vallone che mette i suoi vini in pole position, tenendo banco dall'antipasto fino al dolce. Si, perché a concludere una degustazione piacevolmente insolita è il cioccolato di Venchi 1878. Giambattista Mantelli, anima creativa dell'azienda, ha saputo stare sul pezzo con le sue innovazioni pronte da scartare e gustare anche con un calice di vino. Un momento di festa che tra un pane e olio gourmet, senza dimenticare il cioccolato del futuro, ha scritto un’altra pagina di storia alla voce Graticciaia.
Quattro annate simbolo di un’evoluzione e di un passaggio di mani da Severino Garofano, compianta enostar di Puglia, a Graziana Grassini ora nelle grazie di Tenute San Guido e per finire Marco Mascellani, enologo giovane e centrato, ora al timone della cantina Vallone.
Il vigneto è sempre lo stesso, il Caragnuli, con impianti che superano in perfetta forma i cinquant’anni. E se graticci ci dice qualcosa che ricorda il tradizionale Veneto, sicuramente per i pugliesi significa quei cesti destinati all’essiccazione di frutta e ortaggi da conservare durante la stagione fredda. E perché non cristallizzare tutto il buono dell’uva proprio alla stessa maniera? Fu questa l’intuizione di Severino Garofano che mise i graticci e l’uva ad essiccare al sole mai stanco del Salento per 20 giorni. Un attento lavoro di cantina dopo è servito per arrivare in bottiglia in perfetta forma. Ecco, quindi il Negroamaro capace di strizzare l’occhio ai signori Amarone.
Il tempo, però, non fa sconti a nessuno e con il global warming che incombe, l’intervento tecnologico dell’uomo si è rivelato necessario, quindi trasferire in fruttaio, a temperatura controllata, le uve che saranno Graticciaia. Anche con il tempo e con le migliorie, il vino resta un gigante che sa muoversi a passo sicuro e con una percentuale di fallimento praticamente nulla. Il risultato è un vino per nulla obsoleto, ma capace di farsi strada anche nelle tavole alla moda.
2001, 2004, 2011, 2015 le annate degustate che denotano una storia che sembra essere appena iniziata. I più vintage si avviano verso un roseo e meritato tramonto, però occhio, c’è ancora qualcosa da scrutare “nel fondo di un bicchiere” soprattutto se ad accompagnarli c’è il Castelmagno DOP, un fine pasto ben assestato da Riccardo Sgarra che fonde le sue due passioni, Piemonte e vino. La 2011 è rampante e diverte anche con l’insolito cioccolatino bianco di Venchi 1878 “Bianco Lampone Nibs” in grado di evolvere il gusto stesso del vino tra note di frutta rossa e la cremosità del cioccolatino alla patata viola e carota nera, con inserti croccanti di nibs e lampone. Il 2015, dove si innesta l'opera di Mascellani è ancora all'inizio del suo cammino e promette grandi cose. Alla fine dei conti l'immagine del Graticciaia è versatile, in grado di destreggiarsi perfettamente tra "dolce e salato".
Per Marco Mascellani, oggi al saldo timone della cantina Vallone, non si scende a compromessi quando si parla di vino e il rispetto del terroir è assoluto, quindi per lui enologo è sinonimo di “un mezzo per raggiungere degli obiettivi che raccontano la filosofia dell’azienda, intercettando i gusti del mercato senza per forza dover trasformare i prodotti da commercializzare.”
La storia di Vallone è fatta di uomini caparbi, proprio come Severino Garofano, e la scelta di puntare su un lavoro innovativo in 30 anni circa ha premiato. Oggi Mascellani raccoglie il testimone tenendo ben in mente ciò che è stato “Nel 1986, anno della prima vendemmia, forse il mercato non era pronto per accogliere il Graticciaia, soprattutto quello internazionale che non aveva ancora attenzionato la Puglia. Ad oggi, dopo anni di lavoro a testa bassa, siamo portabandiera della regione anche all’estero e la visione pioneristica dell’azienda e degli operatori ha premiato. L’obiettivo è lavorare per mantenere sempre alta la qualità stando attenti alle variazioni climatiche, oggi vero pericolo”.
Il Graticciaia è così come lo descriviamo, certo non immediato, ma un vino che sa come sagomarsi a tavola senza risultare mai eccessivo, anche con un gianduiotto insolito firmato Venchi. Longevità e Puglia sono degli elementi che diventano un valore aggiunto.
Se oggi tutti vogliono parlare di Puglia, ben pochi ne comprendono la vera essenza a favore dell’immediatezza, ed è proprio su questi punti che c’è bisogno di comunicare le storie di successo. La regione non è solo rosati, ma anche terra di grandi rossi, proprio come il Negroamaro che ha saputo farsi strada tra le storture e la superficialità di tempi enologici non proprio felici, basti pensare agli anni dell’uva da taglio. Bisogna crederci nelle buone idee per fare grandi cose, ed è questo che il Graticciaia insegna anno dopo anno, con la sua implacabile evoluzione raffinata a firma famiglia Vallone.