“Facciamo un lavoro da uomini con la cura e la determinazione che distingue noi donne. Non abbiamo paura di sporcarci le mani, ma la nostra manicure è sempre perfetta.”
Fare vino è un lavoro solo per uomini? Assolutamente no. A dimostrarlo sono le tante donne che dedicano tutto il loro tempo tra filari e cantine, aggiungendo un tocco di novità ad un mondo che, se vogliamo, ha chiuso le sue porte al cambiamento per molto tempo. Di certo non è mai troppo tardi per invertire la rotta e cambiare i propri punti di vista.
Silvia, Claudia, Giulia, Marika, Diletta, Virginia, Flavia, Veronica e Noemi, sono vignaiole, enologhe, rappresentanti di tradizionali realtà familiari e non solo. Non temono il duro lavoro, anzi, ne fanno una bandiera da mostrare con fierezza prima di tutto a se stesse e poi, forse, a tutti quegli uomini che, almeno una volta nella vita, non hanno creduto nelle loro potenzialità.
Sono le Vignaiole 2.0, una realtà associativa che non vuole un posto di riserva nel mondo del vino, anzi, prendersi la scena a colpi di ottimi vini, grande competenza ma, soprattutto, voglia di fare, sporcandosi le mani per la propria terra. E se oggi il vino ha bisogno sempre di più delle donne, loro hanno dimostrato di esserci e saperci fare, portando a casa ottimi risultati e preziosi riconoscimenti.
Gli eventi che fanno bene al cuore
Ora più che mai le giornate dedicate alle degustazioni, alla conoscenza di nuovi professionisti del settore enoico, ci mancano molto. Proprio in queste occasioni nascono delle realtà pronte per raccontare nuovi sogni. L’incontro tra le nostre under 35 c’è stato a maggio 2019, in occasione di “Sbarbatelle” un evento organizzato da Paolo Poncino e Ais Asti, a San Martino Alfieri.
“Si tratta di una manifestazione che unisce le giovani produttrici italiane provenienti da territori estremamente diversi ma accomunate dalla stessa passione e dalla voglia di fare squadra. Paolo ha visto qualcosa di speciale in noi che nemmeno noi riuscivamo a cogliere, ci ha fatte incontrare piano piano e dà li è stata una magia. Sbarbatelle per me non sarà mai solo un evento, ma molto di più perché mi ha dato la possibilità di conoscere persone straordinario che sono diventate un riferimento”. A dirlo è Flavia Marazzi, Cantina Scuropasso.
Alcune si conoscevano già tra loro, come nel caso di Silvia Zucchi e Diletta Tonello, o come Claudia e Giulia Benazzoli, due sorelle che si occupano della loro azienda agricola in Valpolicella. Però, si sa, tra una cena e quattro chiacchiere, può nascere una buona intesa da coltivare, proprio come si fa con il vino. Con entusiasmo prima e tanta pazienza dopo.
A credere in questa unione di menti e di braccia, è stata Claudia Benazzoli che ha reso realtà solo una buona idea. Lo scopo di Vignaiole 2.0 è creare una connessione tra le diverse realtà territoriali e personali, sottoposte a grandi pressioni giornaliere e continue sfide. Per poter “vincere” però, c’è bisogno di fare squadra, così da rendere tutto più semplice.
Giulia Benazzoli, azienda agricola Benazzoli, a riguardo afferma che “Nessuna vuole prendere il posto di leader ma anzi, le idee vengono accolte, lavorate e discusse tutte assieme. Questa per me è la vera essenza di Vignaiole2.0, la nostra capacità di condivisione. E la finalità è medesima. Quando una donna è capace di stare con altre donne e lavorare in squadra, si creano delle forti sinergie impossibili da infrangere. In Italia per il nostro modo di essere e per il nostro modo di fare, non esiste gruppo uguale”.
Silvia Zucchi, Cantina Zucchi
Promuovere e divulgare il proprio vino
Anche se questo gruppo è nato alla vigilia della pandemia da Covid-19, di certo, si è dimostrato un ottimo supporto per l’attività delle nostre donne di vigna.
“Promuovere questo progetto per me è tanto importante quanto promuovere la mia cantina, perché quando le persone vengono in cantina da me per una degustazione, tante volte finiamo con una bottiglia delle mie amiche vignaiole. Ci tengo alle loro cantine proprio come fossero le mie. Questo passaparola è meraviglioso e tante volte le persone ne rimangono stupite." Silvia Zucchi, Cantina Zucchi.
Non si tratta solo di una mera condivisione di intenti ma anche una vera e propria attività di promozione di nuove realtà. Una sinergia essenziale per orientare l’appassionato verso nuove realtà enoiche, assaggiando sempre nuove espressioni in bottiglia.
Virginia Rossetti, azienda agricola Colle Adimari, aggiunge quanto sia importante confrontarsi al giorno d’oggi. “Far parte delle vignaiole 2.0 permette un confronto continuo con persone amiche che possono aver riscontrato le mie stesse difficoltà. Non c’è giudizio, non c’è competizione. C’è solo comprensione e scambio. Da un punto di vista più commerciale è frutto di collaborazioni, maggiore visibilità e possibilità di divisione di costi”.
Virginia Rossetti, Colle Adimari
Mai più pregiudizi se si fa squadra
In un mondo in cui si realizzano ancora “vini pensati per le donne” e non si riconosce il giusto ruolo autorevole per coloro che hanno un background formativo adeguato, non è facile emergere. Anche se le cose stanno cambiando e, per fortuna, le donne sono diventate un grande punto di riferimento in cantina. Ma cos’altro deve trasformarsi per rendere questo settore più inclusivo?
Veronica, Piccoli, azienda agricola Piccoli, sostiene che, ormai, non è più possibile suddividere il tutto tra “maschile e femminile”. Si tratta di una questione obsoleta da cui, ormai, le donne si sono sganciate ma “Il loro ruolo nella produzione vinicola è sempre stato silenzioso. Ci sono ancora tante cose da cambiare ma la presenza femminile ha saputo raccontare, raccontarsi e imporsi, diventando un vero valore aggiunto”.
Flavia Marazzi, Cantina Scuropasso, dalla sua giovane età (22 anni), sa bene che i pregiudizi vanno combattuti ancora per molto. “Le donne per troppo tempo sono state relegate solo alla parte estetica di questo mondo, come se non ci ritenessero sufficientemente capaci. Tutti gli eventi come Sbarbatelle e i progetti come il nostro (mi viene in mente Les Fa’bulleuses in Champagne) penso stiano aiutando molto a far prendere più coscienza delle nostre capacità, sia a noi ma anche al mondo esterno. Può sembrare una frase fatta ma io dico sempre che gli uomini hanno fatto gran parte della storia del nostro settore, però il futuro è in mano a noi produttrici in tutto il mondo, non solo in Italia. Siamo sempre di più, ma dobbiamo crederci prima noi per poterlo comunicare”.
E ovviamente quando si parla di vino “per le donne” viene fuori sempre la diatriba annosa sulla questione rosato, da sempre consigliato e relegato a “vino adatto per il gentil sesso”. A tal riguardo Flavia Marazzi aggiunge “Quando sento parlare dei vini rosati come vini da donna o femminili, faccio fatica a trattenere la rabbia perché non deve più essere così oggi. È una frase senza senso per me”.
Veronica Tommasini, Cantina Piccoli
Qual è il futuro di Vignaiole 2.0
Il futuro delle nostre Vignaiole 2.0 è pieno di idee, progetti e sogni messi nel cassetto ma solo per il momento. Tutte loro non vedono l’ora di ripartire con quell’entusiasmo tipico di chi ha voglia di fare e dimostrare quanto vale.
Una delle idee più grandi di queste donne, che sanno bene cosa vogliono dalla loro vita, è creare una rete di imprese per poter promuovere al meglio i loro vini, in sinergia e con un racconto del territorio da diversi punti di vista. Tutti questi sogni non vedono solo l’ora di essere realizzati e chi vi scrive non può che essere fiera di sapere quanto Silvia, Claudia, Giulia, Marika, Diletta, Virginia, Flavia, Veronica e Noemi, separate da chilometri ma non nei loro cuori, siano così prorompenti e innamorate del proprio lavoro.
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