Il Ruché di Castagnole Monferrato chiude l’anno con un ottimo margine di crescita. Numeri e immagine risultano vincenti secondo l'Associazione Produttori del Ruché. La produzione di 1.100.000 bottiglie va di pari passo con la crescita del 10% della denominazione in un solo anno. Buone notizie, certo, però spunta l’addio all’Associazione Produttori Ruchè di Castagnole Monferrato di Franco Morando, Direttore Generale di Montalbera. Una scelta ragionata o di pancia?
Il Ruché di Castagnole Monferrato piace e i dati incoraggianti lo dimostrano. Una crescita costante accompagna questo vitigno, ormai da qualche anno. Le performance ottimali dimostrano un trend in crescita. Il mercato lo richiede e le aziende si attrezzano di conseguenza. Non mancano anche le prime bottiglie di Riserva che ne accrescono il valore e mostrano una certa versatilità del prodotto, quindi di competere anche con i grandi vitigni e nomi italiani. Grazie all’introduzione della Riserva, anche le piccole aziende potranno creare una segmentazione dell’offerta e offrire una più ampia gamma di Ruchè.
Questo lavoro di valorizzazione, però, tra le sue luci mostra anche qualche ombra. Se sulla carta questa sembra essere la direzione giusta, non mancano divergenze di vedute che hanno portato Franco Morando, Direttore Generale di Montalbera, a dire addio all’Associazione Produttori Ruchè di Castagnole Monferrato. Infatti arriva nel pomeriggio la notizia diffusa da Franco Morando in cui annuncia la sua decisione di recedere dal ruolo di socio/membro ordinario dall’associazione a partire dal 1 gennaio 2023. Di seguito l’integrale nota:
“Sono stati anni belli, anni di condivisione, anni di esaltazione del nostro Terroir” ma gli impegni crescenti in ambito nazionale e internazionale non consentono più a Montalbera di garantire una presenza fattiva all’interno dell’Associazione. Il tempo del confronto e della crescita ha trovato fra i produttori del Ruchè un terreno fertile per fare cultura e valorizzare un vitigno che rappresenta una piccola parte della grande produzione enologica piemontese ma rimane esempio di ricchezza varietale e di forte identità. Ora è giunto il tempo di camminare con le proprie gambe lungo un percorso che, dopo tanti anni, è stato tracciato con chiarezza da Montalbera. Primi nello studio sulle surmaturazioni direttamente in vigna, sull’affinamento in legno, sull’investimento mediatico, sul riconoscimento dei 3 bicchieri del Gambero Rosso alla denominazione e dei 99/99 di Luca Maroni, sempre alla denominazione. Un lungo percorso iniziato con il progetto sul DNA completamente svolto in forma privata per dare una vera e propria storia ed identità al vitigno autoctono Ruchè.
I continui investimenti dell’azienda, che comprendono ultime nuove acquisizioni di terreni per circa 13 ettari fra Castagnole Monferrato, Castiglione Tinella e Montemagno, nuovi macchinari enologici interni alla già completa struttura per dar continuo“studio ed efficienza enologica”, un aumento di circa 50 barriques alla “già” maestosa barricaia composta da più di 400 barriques, edifici destinati alla riorganizzazione degli uffici e capannoni per il “ricovero attrezzi” consentono oggi a Montalbera di affrontare con maggior efficienza ed efficacia il mercato interno, sviluppando al tempo stesso nuove opportunità di crescita in Europa e oltreoceano. Un impegno che drena ogni risorsa disponibile in azienda e che fa convergere ogni sforzo al raggiungimento di obiettivi ambiziosi ma non impossibili.
Montalbera continuerà a valorizzare il Ruchè, vitigno che rappresenta con il 55% dell’intera produzione della cantina e che lo ha consacrato come primo e pluripremiato produttore di Ruchè del Monferrato, non dimenticando le terre del nonno Enrico Riccardo Morando che rappresentano per Franco Morando il vero patrimonio dell’azienda, quello affettivo.
Abbiamo raggiunto Franco Morando per chiedergli il perché di questa netta scelta e perché è bene proseguire da soli nel cammino di valorizzazione del Ruché.
“Questa è stata una decisione aziendale e familiare ben ragionata e non certamente presa di pancia. Dopo diverse sottolineature su una gestione non sempre vincente dell’associazione di cui ho fatto parte, si è ritenuto inevitabile porre un freno al cammino condiviso. Dalla piccola iniziativa fino a manifestazioni più importanti, le visioni non erano in accordo tra le diverse realtà facenti parte dell’Associazione. Montalbera, con la sua grande quantità di bottiglie prodotte proprio di Ruché, punta ad elevare l’immagine del vitigno portando idee innovative che escono fuori dal classico trend adottato finora che ricalca qualcosa di già visto e non certo di grande successo. Mai lavorare per proporre al ribasso il Ruché, questo è l’imperativo, anzi costruire reti e opportunità per elevarlo e renderlo un prodotto sì accessibile, ma con criterio. Resta grande rispetto per il consorzio che ha sempre avuto una visione futuristica sull’argomento e anche per l’associazione, compagna di viaggio per questo periodo, però le strade ora si dividono in favore di progetti aziendali futuri che per numeri e struttura, devono essere necessariamente diversi. Resta l’unico obiettivo comune: continuare a fare del nostro meglio sotto il segno del Ruché.”
Una posizione netta che racconta un pensiero diverso, pur sempre orientato alla cooperazione tra aziende, però a condizioni differenti che ben si coniugano con esigenze commerciali di grande valenza. In tutto ciò a pepare la situazione è ancora l’arte della politica, complice di dissidi. Per uscire fuori da questo impasse e raccontare al meglio le eccellenze viticole bisogna abbandonare gli ormai noti vecchi schemi all'italiana, cercando di cooperare davvero in modo fattivo, quindi creando un racconto sempre accessibile a tutti e di ampio respiro verso un futuro ancora tutto da scrivere. Sarà questa la formula giusta? Lo scopriremo.
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