Il 13 luglio il Consorzio Vini Venezia ha messo un freno alla produzione di Pinot Grigio, programmandola. Tra i vini maggiormente consumati nel mondo, il pericolo di eccedere la domanda è dietro l’angolo ed ecco perché il consorzio pone un limite di 20 quintali per ettaro.
Il Consorzio Vini Venezia, d’intesa con altri consorzi veneti, ha predisposto un blocco triennale dei nuovi impianti per la produzione di Pinot grigio Venezia Doc e la Regione Veneto ha ratificato questa decisione. “È necessario impedire che si crei un eccesso di offerta che possa farci correre il rischio di ricadere nella crisi di qualche anno fa” dichiara Stefano Quaggio, direttore del Consorzio Vini Venezia. Per questa ragione il prossimo 13 luglio, l’assemblea dei soci del Consorzio Vini Venezia deciderà per lo stoccaggio di una parte della nuova produzione di Pinot grigio (eccetto quella biologica): 20q./ettaro di tutte le produzioni idonee alla rivendicazione della Pinot grigio Doc Venezia saranno vincolate. Questa decisione dovrà poi essere approvata dalla Regione Veneto prima della vendemmia precoce che inizierà il 22-23 agosto. Il Consorzio Vini Venezia non è la prima realtà in Europa che ha scelto di imboccare questa strada: infatti gli oltre 150 viticoltori della Gironda – il dipartimento francese dove si trova Bordeaux, stanno addirittura valutando di estirpare 20.000 ettari di vigna allo scopo di ridurre la produzione.
Il Pinot grigio è uno dei vini maggiormente consumati al mondo, l’Italia ne esporta ben il 95% e l’86% della produzione di questo vino, a livello nazionale, proviene dal Triveneto. “Sul litorale veneziano la domanda è vivace e nell’hotellerie si lavora bene.” sottolinea Stefano Quaggio “inoltre, con la pandemia abbiamo consolidato la nostra quota anche nella GDO”. Ma, nonostante il periodo favorevole e i dati positivi dei primi 5 mesi del 2022, che segnano un aumento del 5% sugli imbottigliamenti della Doc Venezia rispetto al 2021, il Consorzio preferisce procedere per gradi. “Il Pinot grigio è prodotto da una ventina di consorzi del triveneto e da due anni ci muoviamo secondo una programmazione produttiva”, spiega Quaggio, “All’inizio del 2023, in base all’andamento delle vendite decideremo eventuali interventi su impianti, rese e stoccaggi”, conclude. In generale, anche la situazione dei prezzi dello sfuso promette bene: oltre a un generale rialzo nell’ultimo anno (circa il 20%), il pinot grigio, secondo la CdC di Treviso ha registrato un aumento del 40% attestandosi intorno a 1,15/1.20 al litro, “quando si sta sopra l’euro si sta bene”, commenta Quaggio. Unico neo di questo periodo è sicuramente la siccità, che intacca anche le previsioni per la prossima vendemmia: “ci aspettiamo una vendemmia positiva ma non elevata”. Spiega il direttore del Consorzio, “speriamo che arrivino piogge in grado di accelerare la maturazione fenolica. La siccità si sente e in molti casi stiamo intervenendo con l’irrigazione di soccorso”, osserva.
La denominazione Venezia Doc è sicuramente quella trainante tra le cinque tutelate dal Consorzio Vini Venezia (Venezia, Lison Pramaggiore, Piave, Lison Docg e Malanotte), e la sua punta di diamante è proprio il Pinot grigio, destinato per il 90% all’export, soprattutto verso UK e Germania. Il Consorzio conta più di duemila produttori localizzati tra le province di Venezia e Treviso. Nel 2021, Venezia Doc, ha totalizzato una produzione pari a 10 milioni di bottiglie (dati ValorItalia), la Doc Piave 752mila e la Lison Pramaggiore 690mila. Da tenere in considerazione che, a parte la Doc Venezia, le altre quattro denominazioni sono di nicchia e sono diffuse all’interno del circuito Horeca italiano.
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