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I wine cocktail piacciono in Usa e il mercato vola. Scende il consumo di vino classico

Wine cocktail

Un mercato che cambia quello degli Stati Uniti. A riscuotere successo sono i wine cocktail ready to drink e non più le bottiglie classiche da stappare. Si conta una crescita che può arrivare al 7% fuori casa. Secondo Marzia Varvaglione -presidente Agivi- Uiv – questa tendenza apre al mercato dei giovani.

 

Dal 2020 i consumi di vino negli Stati Uniti scendono, ma sale la tendenza al consumo dei wine cocktail e se ne parla già dal 2021. I long drink con base vino hanno conquistato anche gli USA grazie alla versatilità della bevanda alcolica. Si prevede che, grazie a questi ready to drink, ci sia la possibilità di uscire dalla crisi dei consumi. A dimostrarlo sono i dati dell’Osservatorio Uiv su base SipSource, strumento di monitoraggio delle depletion off e on-premise. L’analisi è stata svolta sul 75% del mercato americano, su un totale di oltre 330.000 esercizi commerciali. È stato dimostrato che i wine cocktail premixati piacciono rispetto alla classica bottiglia da stappare in casa o al ristorante. La crescita è dimostrabile oltre il 3% e con punte del +7% nel fuori casa. Agli americani piace bere un wine cocktail al ristorante (+1,2%) ma soprattutto in bar e altri locali, dove l’incremento si registra in doppia cifra. Secondo l’Osservatorio Uiv a perdere quota in un anno difficile, anche a causa del minor potere di acquisto, sono soprattutto i consumi complessivi di vino in casa (-8,2%), con i rossi a -9,6%. Meno marcata la decrescita nel fuori casa (-0,9%), dove i consumi di vini bianchi hanno ormai raggiunto quelli dei rossi.

La voce di Marzia Varvaglione, presidente Agivi (l’Associazione giovani di Unione italiana vini) saluta questo fenomeno in maniera propositiva poiché mette il vino in un contesto meno serioso “Il fenomeno mixology è sempre più evidente nel Paese antesignano delle tendenze globali. Il vino in questo contesto può giocare un ruolo centrale, per questo serve un approccio pop e inclusivo nei confronti di una categoria del lifestyle che interessa soprattutto i giovani, quelli che domani apprezzeranno il nostro prodotto per le sue caratteristiche più intrinseche”. Sebbene la quota di mercato dei ready to drink a base di vino è ancora bassa (circa il 2%) è solo la punta dell’iceberg di una domanda on trade sempre più orientata verso i wine cocktail mixati nei locali e basati principalmente su Champagne, Prosecco e Asti Spumante.

I cocktail ready to drink - A base di vino, birra e spirits, imbottigliati e pronti al consumo - conquistano consumatori alla ricerca di aromi e sapori di tendenza, freschi e fruttati. Secondo gli ultimi dati Nielsen IQ, nell’ultimo anno, negli Usa le vendite di prodotti “Ready to” hanno superato i 10 miliardi di dollari e continuano a raggiungere nuovi massimi anno dopo anno.

 

Marzia Varvaglione - Presidente Agivi Uiv