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Feste col botto. Sono 333 milioni le bollicine italiane scelte per brindare in tutto il mondo

L'analisi dell'Osservatorio Uiv-Ismea conferma che lo spumante italiano è un prodotto d'appeal. Sebbene non sia stata superata la soglia di produzione di un miliardo di bottiglie, per il 2023 si stapperanno circa 333 milioni di bollicine per le feste. In Italia si sceglieranno però, dal segmento low cost. Inflazione e carovita pesano anche sui festeggiamenti.

La fine dell’anno si avvicina e così anche il tempo dei bilanci, stavolta con numeri frizzanti. Le stime conclusive del 2023 confermano una sostanziale tenuta dei consumi di bollicine made in Italy, arrivando a quota 936 milioni di bottiglie, toccando quasi il miliardo che, presumibilmente, si raggiungerà nel prossimo anno. Al momento però, si sa per certo che per fare festa ci vorranno 333 milioni di tappi tricolori da stappare in tutto il mondo, al netto di oltre 95 milioni di bottiglie consumate solo qui in Italia. Restano i soliti 6 milioni di outsider che sceglieranno bottiglie estere. 

I consumi degli sparkling wine analizzati dall’Osservatorio Uiv-ISMEA sono coerenti con la voglia di Made in Italy diffuso, ma tra i bevitori tricolori cambia la cifra che sono disposti a spendere per brindare. Da inizio anno infatti, la situazione incerta dovuta a inflazione e carovita, si è abbattuta anche sugli acquisti alcolici. Ad essere acquistati infatti, sono spumanti più economici come metodo charmat, varietali e di annata (+7,5% a 206 milioni di bottiglie la stima a tutto il 2023) rispetto a denominazioni “bandiera” italiane come Prosecco (Doc, Conegliano Valdobbiadene, Colli Asolani) e Asti Spumante o ai metodo classico (Trento Doc, Franciacorta, Oltrepò Pavese, Alta Langa, Lessini Durello) che chiudono la stagione con una contrazione del 3%, stimabile in 727 milioni di pezzi. Per Natale le bollicine si presentano quest’anno con un prezzo medio più alto, con i listini in aumento di oltre il 5% a causa dell’aumento dei costi produttivi e della prevedibile inflazione. Produttori e imprese spumantistiche italiane però, nonostante tutto, incasseranno durante le festività circa 1 miliardo di euro. Complice un aumento di appeal negli ultimi 10 anni per un prodotto di alta qualità. I risultati infatti, si vedono con una crescita di valore del 351% negli Usa che resta top buyer, ma anche in altre destinazioni di sbocco come Regno Unito dove si tocca il 350%, Germania 42%, Francia 416% o nell’emergente Est Europa, con la Polonia che vola a 983%.

La situazione export 

L’Osservatorio Uiv-Ismea si concentra anche sui dati dell’export relativi all’ultimo trimestre. Secondo i dati Istat rilasciati in data 12 dicembre, è visibile un calo tendenziale del 3,1% per gli spumanti che in valore, per gli effetti inflattivi, virano invece in positivo (+2,5%). L’export al terzo trimestre 2023 si ferma a -0,2% nei volumi, mentre il saldo sui valori indica una decrescita, in peggioramento, dell’1,9% traducibile in 5,65 miliardi di euro. Restano in difficoltà le Dop con volumi in diminuzione del 3,8%, mentre salgono le vendite degli sfusi (+18,9% volume). Si registrano ancora difficoltà nel mercato statunitense con volumi pari a -12,8%, mentre la Germania chiude il periodo a +12,4% nei volumi grazie a maxi-ordini di vino sfuso. Il Regno Unito resta in stallo, ma nel complesso va ad allargarsi la forbice tra domanda Ue (volumi a +9,3%) ed extra-Ue (-9,2%).