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“Appassimento, ritorno al futuro” L’impegno della Valpolicella per rendere la tecnica patrimonio culturale immateriale Unesco

“Appassimento, ritorno al futuro” L’impegno della Valpolicella per rendere la tecnica patrimonio culturale immateriale Unesco

La tecnica di appassimento delle uve di Valpolicella può diventare Patrimonio Unesco? Certamente, per questo le forze del territorio con il Consorzio Tutela Vini della Valpolicella in testa, si sono unite per sostenere la nobile causa. A Collina dei Ciliegi una manifestazione per supportare la pratica enologica come “patrimonio culturale immateriale”.

Al via la “fase 2” della candidatura Unesco della “tecnica di appassimento delle Uve della Valpolicella” che oggi ha visto l’intero territorio della denominazione veronese fare squadra presso La Collina dei Ciliegi a Grezzana. L’obiettivo è dare tutto il supporto necessario alla comunità della Valpolicella per arrivare al riconoscimento della pratica enologica come “patrimonio culturale immateriale” dell’umanità.

L’istanza, presentata durante l’ultima edizione del Vinitaly, ora entra nel vivo grazie alla call to action organizzata dal Comitato promotore sotto il coordinamento del Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella. Il claim è “Appassimento, ritorno al futuro” sigillo di un impegno intergenerazionale nella valorizzazione di una pratica virtuosa usata per vinificare i rossi migliori del territorio, tra cui l’Amarone e il Recioto, tramandata da oltre 1500 anni.

Ma quali sono i presupposti per ottenere il riconoscimento Unesco? L’elemento candidato deve essere trasmesso da generazione in generazione, costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia, permettere alle comunità, ai gruppi nonché alle singole persone di elaborare dinamicamente il senso di appartenenza sociale e culturale, promuovere il rispetto per le diversità culturali e per la creatività umana; infine deve diffondere l’osservanza del rispetto dei diritti umani e della sostenibilità dello sviluppo di ciascun paese. Fino ad oggi riconosciuto come Patrimonio Immateriale 631 elementi in 140 Paesi del mondo, a rappresentatività della diversità e della creatività umana.

Per Christian Marchesini, presidente del Consorzio della Valpolicella, capofila dell’iniziativa: “L’appassimento delle uve è, non a caso, la prima tecnica vitivinicola ad essere candidata come patrimonio culturale dell’umanità. Ha scritto la storia ma anche l’economia del nostro territorio, ne ha plasmato i prodotti definendone la qualità, contribuendo a disegnare la geografia e l’evoluzione sociale, l’etica del lavoro e l’imprenditorialità, le festività e i ritmi stagionali. Un tassello fondamentale della nostra identità che non può essere dato per scontato, ma compreso e valorizzato anche e soprattutto dalle nuove generazioni”.

Pier Luigi Petrillo, presidente dell’organo degli esperti mondiali della convenzione Unesco per il patrimonio culturale immateriale precisa “Il riconoscimento Unesco rappresenta un’occasione importante per le comunità coinvolte. Oltre a comportare una spinta alla tutela della tradizione e del paesaggio bioculturale in cui viene esercitata, ne assicura la trasmissione alle nuove generazioni e favorisce una fruizione collettiva anche di tradizioni e riti ad essa collegati, stimolando la crescita del territorio e la consapevolezza del patrimonio culturale e identitario”.

Anche i giovani della Valpolicella, con il neonato Consorzio Gruppo Giovani, si sono schierati in prima fila per sostenere la candidatura e rilanciare la declinazione young del Recioto con l’evento-degustazione “Call to Recioto” che racconta una visione nuova, ma in grado di strizzare l’occhio alla tradizione più autentica. 50 protagonisti under 40, attraverso il vino, si impegnano a fare rete e a promuovere istanze perfette per rappresentare il territorio.